lunedì 5 marzo 2012

SCOTTO (SEL): RESPINGERE LE MINACCE DI MARCHIONNE, SALVARE LA FIAT DI POMIGLIANO


Con l’intervista del 24 febbraio scorso al Corriere della Sera, l’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne ha minacciato che sarà inevitabile «rinunciare a due dei cinque stabilimenti Fiat attivi in Italia se le esportazioni negli Stati Uniti dovessero rivelarsi non competitive». Ricorrendo all’esempio della madre che nel film La scelta di Sophie, «è costretta a scegliere sacrificando ai gas nazisti uno dei suoi due figli», Marchionne auspica che esistano le condizioni perché una eventualità così drammatica «non si verifichi». Ma il messaggio appare chiaro: se la politica e il sindacato in Italia non sposano al 100% le tesi che di volta in volta la FIAT decide di portare avanti, le fabbriche saranno chiuse.
Tra queste c’è sicuramente quella di Pomigliano, nonostante le garanzie spese al tempo del referendum-truffa. Infatti in quello stabilimento si produce un solo modello di vettura, dal futuro indefinito e dal basso valore aggiunto come la Nuova Panda, mentre buona parte della componentistica arriva dall'estero. Gli stessi investimenti compiuti da Fiat per l'ammodernamento riguardano principalmente tecnologie facilmente trasferibili. Così dopo aver chiuso l'Irisbus, lo stabilimento che in Irpinia produceva vettori per il trasporto pubblico locale, nonostante l'assenza di motivi produttivi che giustificassero una scelta del genere, Marchionne ripropone l'uscita della Fiat dal sistema industriale della Campania.
Appare del tutto inaccettabile l'atteggiamento ricattatorio ed arrogante della Fiat che nonostante l'enorme flusso di aiuti pubblici ricevuti nel corso degli anni, oggi non solo ribadisce i comportamenti discriminatori ed antisindacali che l'hanno caratterizzata, ma con sommo disprezzo nei confronti della democrazia e dello Stato italiano rifiuta addirittura l'idea di discutere il piano industriale. Confermando così l'idea che questo semplicemente non esiste e l'unico obiettivo di Marchionne è di arraffare quanto possibile per poi trasferirsi tranquillamente all'estero. 
Per queste ragioni c’è bisogno che il governo Monti rigetti ogni posizione ricattatoria e convochi al più presto un tavolo di confronto sul destino dell'industria automobilistica italiana e sui passi necessari affinchè non cada l'ennesimo comparto produttivo nazionale. Inoltre si rende necessaria una legislazione sulla rappresentanza del mondo del lavoro che stronchi le pratiche discriminatorie e garantisca quelle libertà sindacali sancite dalla carta costituzionali. Anche per questi temi, SEL Campania parteciperà convintamente alla manifestazione promossa dalla FIOM a Roma per venerdì 9 marzo.

                                                    Arturo Scotto 
 Coordinatore Regionale SEL Campania

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